Giancarlo De Cataldo e Andrea De Carlo, hanno scelto, in modo a volte anche oscuro e sibillino, i manoscritti più meritevoli, si sarebbe dovuto approdare ora in prima serata, per la fase finale.
Ma qualcosa è andato storto. Perché, a dirla tutta, il fenomeno Masterpiece non è mai decollato: relegato a fanalino di coda del palinsesto rai, snobbato in rete e poco pubblicizzato, condannato a bassi ascolti, il programma tornerà il 23 febbraio alla sua veste originaria, la seconda serata.
Le premesse per un successo, in realtà, sembravano esserci tutte: sempre più italiani si avvicinano alla scrittura, sognando la pubblicazione ed il successo editoriale. Secondo i dati Aie, resi noti lo scorso giugno, ad oggi sono in commercio 3.500 gli ebook autopubblicati , corrispondenti al 5% di tutti i libri digitali in vendita. Rispetto al 2012, quando l’offerta di eBook in self-publishing era di 1.800 titoli, si è assistito a una crescita del 94% dei titoli disponibili.
Cosa è mancato, allora a Masterpiece, apparente risposta alle preghiere di tutti gli esordienti?
Forse l’assenza di prove oggettive che valutassero in modo rigoroso e chiaro i concorrenti in gara, forse la difficoltà di trasporre sul piano televisivo fatiche letterarie e riuscire a far appassionare lo spettatore a qualcosa che non può vedere, sentire nella sua interezza, apprezzare. O forse le ragioni vanno ricercate in un dato semplice quanto scontato: nel nostro Paese un italiano su due si dichiara candidamente non lettore. Magari scrive, ma non legge.
Quanta fiducia quindi si sarebbe potuta riporre in un programma televisivo fatto da aspiranti scrittori ma dedicato ad un pubblico di lettori?
Forse poca.
Roberta Taverna